
Cercare di avere il controllo sulle cose non ti protegge. Ti separa.
Oggi voglio partire da un messaggio che mi ha toccato molto, quello di Laura, 41 anni, che descrive una sensazione che forse molti di noi conoscono fin troppo bene: il bisogno costante di controllare tutto.
Laura scrive: "Ciao Michele [...] sento il bisogno di scriverti perché non ce la faccio più. Controllo tutto. [...] l'agenda, le risposte delle persone, i tempi, i dettagli, le reazioni. Se qualcosa esce anche solo un po' dal copione che avevo immaginato, mi irrigidisco, mi agito, mi chiudo. Lo so, razionalmente so che non posso controllare la vita ma il corpo non lo sa. E dentro di me qualcosa grida 'se mollo crolla tutto'. Ho letto che parli spesso del fatto che il controllo è un'illusione, ma allora cosa faccio con tutta questa ansia che mi attraversa? A cosa serve tutto questo bisogno di controllo e come si può vivere davvero senza aggrapparsi a niente?"
Grazie Laura, per il coraggio di condividere questa domanda così profondamente umana. Quel "se mollo crolla tutto" non è solo un pensiero, vero? È quasi una legge scritta dentro di noi, nel corpo, nelle spalle tese, nel collo rigido, nel respiro trattenuto.
Da dove nasce questo bisogno di controllare?
Dal punto di vista sistemico, che è l'approccio che spesso utilizzo, questo bisogno di controllo raramente nasce nel presente. È più spesso una risposta a qualcosa del passato, una ferita antica. Potrebbe essere:
- Il tentativo, magari da bambini, di tenere insieme le cose per una figura genitoriale un po' fragile o instabile.
- Una strategia imparata in una famiglia dove nulla era lasciato al caso, dove tutto doveva essere previsto.
- La reazione silenziosa a un trauma che ha insegnato al nostro sistema nervoso: "se anticipo tutto, forse evito il dolore, la tragedia, la perdita".
Quante volte abbiamo visto queste dinamiche emergere durante le nostre giornate di costellazioni biosistemiche! In fondo, il controllo, per quanto faticoso, è un gesto d'amore travestito, una forma di protezione arcaica che ci dice: "non posso permettermi di crollare, non ho questo lusso".
Ma a che prezzo viviamo controllando?
Il problema è che vivere cercando di controllare tutto è come passare la giornata trattenendo il respiro. È estenuante. Paradossalmente, questo atteggiamento nasce dalla paura di perdere, dalla paura della "morte" (in senso lato: perdita di relazioni, di sicurezze, ecc.), ma finisce per soffocare la vita stessa.
Quando cerchiamo di ingabbiare la vita nei nostri piani perfetti, lei si ritrae, diventa pesante, si spegne. La vita è movimento, fluidità. Tentare di fissarla in una perfezione immaginaria è come andare contro la sua stessa natura.
Questo consuma un'energia pazzesca, energia che potremmo usare per costruire, creare, gioire. E nel tempo, il controllo stesso diventa il pericolo: ci congela, ci separa dagli altri (chi ha la mania del controllo, ammettiamolo, non è proprio l'anima della festa!), e impedisce anche a chi ci sta vicino di vivere liberamente. Pensiamo a quelle mamme super apprensive che, con le migliori intenzioni, trasmettono ansia invece che sicurezza, dicendo frasi come "Stai attenta che cadi!" o "Mandami un messaggio appena arrivi a casa!". Dietro l'amore apparente, c'è un messaggio pesante: "Non mi fido che tu possa farcela da sola, il mondo è pericoloso".
L'antidoto all'illusione del controllo: la vita stessa
C'è una citazione di Bert Hellinger, il padre delle costellazioni familiari, che trovo potentissima e che descrive questo processo in modo crudo ma reale. È una frase che a volte scuote, ma arriva dritta al punto:
"La vita ti disillude affinché tu smetta di vivere di illusioni. Ti distrugge tutto ciò che è superfluo, fino a che resti solo ciò che sei. Ti nega ciò che vuoi, per farti capire che non è di quello che hai bisogno. Ti lascia nella solitudine, affinché smetti di dipendere da tutti e inizi a sentire te stesso. La vita ti toglie ciò che hai, finché smetti di lamentarti e inizi a ringraziare. Ti lascia senza niente, perché tu possa imparare a fare tutto da solo. E solo allora, quando non ti manca più nulla, è lì che la vita ti restituisce tutto."
Dove si inserisce il controllo in tutto questo? Da nessuna parte. La vita, nel suo scorrere, lo annichilisce. Il controllo, nato magari come tentativo sensato del nostro sistema nervoso di evitare l'ignoto, se diventa cronico ci mantiene in un costante stato di allerta, alimentando ansia e tensioni.
Primi passi per allentare la presa
Allora cosa possiamo fare? Certo, le dinamiche profonde spesso richiedono un lavoro più strutturato, magari un percorso biosistemico. Ma possiamo iniziare con un atteggiamento diverso, con piccoli passi.
- Un dialogo interiore: Nei momenti di calma, prova a chiudere gli occhi. Immagina la persona (o le persone) del tuo passato per cui, forse inconsciamente, hai iniziato a tenere tutto sotto controllo (mamma, papà, nonni...). Prova a dire loro, dentro di te: "Cara/o [nome], se ho cercato di tenere tutto insieme, era solo per amore. Ma adesso scelgo la fiducia, non la sorveglianza. Lascio fluire la vita. Lascio fluire l'amore."
- Piccoli esercizi quotidiani:
- Fai ogni giorno una piccola cosa non pianificata: una passeggiata senza meta precisa, un pranzo senza guardare l'orologio.
- Sperimenta il "non sapere": prova a mangiare in un posto nuovo senza controllare recensioni, o siediti per qualche minuto in un parco semplicemente osservando, senza fare nulla.
- Accetta l'ansia iniziale: quando provi a fare qualcosa di non controllato, l'ansia potrebbe farsi sentire. Riconoscila, ma scegli di agire comunque, come una goccia che accetta di disperdersi nell'oceano.
- Accettare di non sapere: C'è potere nel riconoscere i propri limiti. Più accettiamo di non sapere tutto, più diventiamo disponibili a ciò che la vita vuole portarci davvero.
La rivelazione finale
E qui arriviamo al punto cruciale. La vera svolta non è tanto imparare a lasciare andare, ma accorgersi di una verità fondamentale: non hai mai avuto davvero il controllo.
Hai avuto l'illusione di averlo, certo. Ma pensa a un pezzo di bambù che galleggia sull'oceano: può illudersi di dirigere le onde, ma è il mare che lo porta. Tu, come quel bambù, sei stata trasportata dalla vita. E la prova più grande è questa: nonostante tu non abbia mai avuto il controllo reale su tutto, sei ancora qui, sei viva.
Questo dimostra che il controllo non è essenziale per sopravvivere, anzi. Si può vivere, e forse vivere meglio, senza quella morsa costante.
Quindi, carissima Laura, con grande rispetto per tutto ciò che hai cercato di trattenere con amore e fatica, ti auguro di cuore una buona vita. Una vita magari meno "sotto controllo", ma sicuramente più ricca di respiro, di fiducia e di bellezza autentica.
Trasforma la tua vita!
Scopri i video di approfondimento di Michele Blum e trova le risposte ai temi più comuni.
E quando vorrai vivere con maggior intensità questo percorso, unisciti a noi!
Prenota il tuo posto per la prossima giornata di costellazioni biosistemiche dal vivo.