Gli aborti possono avere un ruolo determinante nella relazione col successo e col denaro

Gli aborti possono avere un ruolo determinante nella relazione col successo e col denaro

Quando un figlio non nato non viene incluso e pianto, la sua assenza può diventare una voragine invisibile che risucchia il denaro, l’amore e la serenità.

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Oggi voglio parlarvi di un argomento tanto delicato quanto potente, un tema che tocca le corde più profonde della nostra esistenza e che, come ho potuto osservare tante volte nel mio lavoro con le Bioscienze Sistemiche, ha un impatto enorme sulla nostra vita, spesso senza che ce ne rendiamo conto.

Parliamo di quel figlio non nato, non accolto nel cuore, il cui dolore non è stato riconosciuto. Questa perdita, se non elaborata, può trasformarsi in una sorta di "pozzo nero", una forza invisibile che assorbe lentamente le energie vitali di chi resta, in particolare della madre, ma anche del padre.

L'impatto invisibile di una perdita

Un figlio non nato, che si tratti di un'interruzione volontaria o di un aborto spontaneo, lascia un vuoto. Questo vuoto non è solo emotivo, ma ha delle conseguenze concrete nella vita di tutti i giorni. Molti non sanno che questo evento, anche quando la mente sembra averlo dimenticato o non ne è mai stata consapevole, può influenzare profondamente la dinamica di coppia, portando a separazioni di cui non si comprende la vera ragione.

Il punto centrale non è tanto il motivo della perdita, ma il fatto che quell'essere umano non sia stato pianto, visto e, di conseguenza, incluso nel sistema familiare.

Quando questo pianto viene represso o non si manifesta, la vita chiede comunque quel tributo.

E come se lo prende? Spesso attraverso canali che non collegheremmo mai a un evento del genere:

  • Il denaro: difficoltà economiche, soldi che sembrano non bastare mai.
  • Il successo: progetti lavorativi che non decollano, una carriera che si blocca.
  • La relazione di coppia: tensioni, incomprensioni e allontanamento.

È come se, per amore, si sacrificassero inconsciamente il successo, la stabilità economica o la serenità della coppia in onore di chi non c'è più. Chi ha vissuto questa esperienza, magari attraverso un lavoro con me, sa di cosa parlo. Si avverte una sensazione di essere incatenati, un nervosismo di fondo, e i progetti "abortiscono" proprio come quella vita che non ha potuto sbocciare.

Le leggi della vita: il diritto di appartenenza

Queste non sono opinioni, ma osservazioni empiriche basate sugli "ordini fondamentali della vita", come li ha definiti Bert Hellinger, il pioniere delle costellazioni familiari. Una di queste "leggi" fondamentali, che osserviamo continuamente nei nostri incontri di Costellazioni Biosistemiche, è il diritto di appartenenza.

Ogni membro della famiglia ha il diritto di appartenenza, anche chi non ha mai vissuto un giorno sulla terra, anche chi non ha mai vissuto un solo momento al cospetto del sole.

Non stiamo parlando di leggi scritte dall'uomo, ma di forze profonde che determinano la nostra psiche e la nostra biologia. Un figlio escluso reclama, a livello sistemico, il suo posto. Questa richiesta non è una punizione, ma una sorta di bussola che ci indica "dove manca l'amore".

Non è una questione di colpa, ma di equilibrio

Voglio essere molto chiaro su un punto: tutto questo non ha nulla a che vedere con la morale, la colpa o il giudizio. Viviamo in una società che tende a etichettare tutto come "giusto" o "sbagliato", ma questo approccio è divisorio e non aiuta.

Se una persona non piange un figlio perso, non è perché sia "cattiva" o "insensibile". Ci sono milioni di ragioni, e quasi sempre sono biologiche. A volte, un programma biologico di sopravvivenza può portarci a sentire meno le emozioni per proteggerci. Altre volte, specialmente in caso di perdite molto precoci, lo shock è così profondo che la nostra mente, per proteggerci, dimentica. Il nostro organismo vuole che andiamo avanti, perché è così che si vive.

Il problema è che questa disconnessione, per quanto protettiva, crea uno squilibrio. La vita, come un'azienda spirituale, non tollera "buchi di bilancio". Cerca sempre un equilibrio, un'omeostasi. Come esiste un'omeostasi biologica all'interno del nostro corpo, esiste anche un'omeostasi sistemica nella famiglia: a una perdita, corrisponderà una nuova dinamica per ritrovare l'equilibrio.

Come onorare e lasciare andare: un piccolo rituale

Cosa fare, quindi? Come si può includere questo figlio e restituire equilibrio alla propria vita? Non servono grandi cerimonie. Serve una posizione interiore.

Basta sedersi, da soli o con il proprio partner, chiudere gli occhi e guardare quel bambino negli occhi dell'anima. Potete dirgli parole semplici e sentite, come:

"So che tu ci sei stato. Ti ho sentito. Non ti ho dimenticato. Ti onoro, ti piango e ti lascio andare con amore. Sento che il momento è giusto."

Se arrivano le lacrime, non fermatele. Il pianto è un atto d'amore, un ponte che unisce i vivi ai non nati. E se non piangete, non preoccupatevi. Ci vuole il momento giusto, e già la disponibilità a farlo è un passo enorme.

Quando vi sentirete pronti, dopo questo momento sacro, alzatevi in silenzio e sorridete. Quel posto nel vostro cuore smetterà di essere un vuoto doloroso per diventare uno spazio d'amore, finalmente restituito alla vita.

Certo, ci vogliono i giusti tempi. A volte ci si sente bloccati o impacciati, ma il cammino è sempre puntato sull'amore e sulla vita.

Un abbraccio fortissimo!

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