Il mondo non è un quiz a crocette. Il senso biologico del pensiero dicotomico.

Il mondo non è un quiz a crocette. Il senso biologico del pensiero dicotomico.

Recentemente ho ricevuto un'email molto interessante da Alessandra e Monica. Mi chiedevano lumi su un atteggiamento molto comune: la tendenza a vedere le cose in modo rigido, quasi inflessibile. Sapete, nel nostro approccio basato sulle bioscienze e i sistemi, osserviamo molto il comportamento umano. Non lo vediamo come qualcosa di astratto, ma come un fenomeno, un'azione che il nostro organismo – quel complesso di cellule con cui ci identifichiamo – compie. La domanda che ci poniamo sempre è: perché compie proprio quell'azione?

Oggi voglio parlare con voi proprio di questo: la tendenza, diffusissima, a ragionare per compartimenti stagni, su due binari distinti. Lo vediamo ovunque, specialmente nelle discussioni sui social media, dove raramente si scava in profondità, ma si notano schemi di pensiero simili in molte persone. È interessante, vero? Alessandra stessa, osservandosi, si è accorta di avere questa rigidità: "o una cosa è giusta o è sbagliata", "o è spirituale o è scientifico", e così via.

L'illusione della separazione: scienza e spiritualità sono davvero opposte?

Qui, con il nostro lavoro, siamo la prova vivente che questa separazione è artificiale. Il nostro lavoro sul campo – che è quello che conta davvero, altrimenti sarebbero solo chiacchiere – è profondamente scientifico nell'osservare i fenomeni della vita, ma allo stesso tempo è intrinsecamente spirituale.

Grazie alle bioscienze e ai sistemi, comprendiamo che non esiste un confine netto tra dove finisce la materia e dove inizia lo spirito. Sono due facce della stessa medaglia, fuse insieme. È la nostra cultura, la nostra mentalità, che ci ha insegnato a distinguerle forzatamente. Persino il nostro approccio scientifico tradizionale a volte cade in questa trappola.

Ma chiediamoci: perché milioni di esseri umani, fin dal Paleolitico, hanno sempre avuto una tendenza verso la spiritualità? Ci sono almeno due risposte che, secondo me, si completano:

  1. È un processo biologico: Esistono programmi biologici legati al comportamento che sono finalizzati alla sopravvivenza. A volte, per sopravvivere, siamo disposti a credere quasi a qualsiasi cosa. È un meccanismo potente.
  2. Esiste una spiritualità più profonda: Quella che chiamo "spiritualità semplice", che include tutto, compreso il nostro corpo fisico. Non fa distinzioni, vede l'unità.

Il nostro sistema nervoso è incredibile. Il suo compito primario è garantirci la sopravvivenza, l'autoconservazione. Ma ha anche delle potenzialità extra, dei "gadget", che con un po' di impegno ci permettono di accedere a qualcosa di più grande, connesso all'origine stessa della creazione. E la cosa affascinante è che tutto questo può essere esplorato e verificato scientificamente. Pensate anche solo al concetto di sintomo come "informazione viva", qualcosa che osserviamo costantemente, per esempio, nelle nostre giornate di gruppo con le costellazioni biologiche e sistemiche.

Il tranello del pensiero dicotomico

La realtà, amici miei, è infinitamente più complessa di quanto la nostra mente riesca a concepire nell'immediato. E siccome non la sopportiamo questa complessità, cosa facciamo? La semplifichiamo. La banalizziamo.

Pensate ai social: se critichi l'attuale presidente, subito ti etichettano come appartenente alla fazione opposta. Se lo elogi, idem. È un meccanismo di pensiero immediato, quasi automatico, che scambiamo per verità. Certo, ognuno di noi ha il suo modo di riflettere – ed è per questo che amo la filosofia, che ci insegna a raffinare il pensiero invece di sparare la prima cosa che ci viene in mente come "opinione".

Ma come si chiama questo fenomeno?

Pensiero Dicotomico: È la tendenza a dividere il mondo in categorie opposte: buono/cattivo, giusto/sbagliato, amico/nemico.

Questo meccanismo è antico. Non nasce per giudicare, ma per sopravvivere. In natura, distinguere rapidamente un predatore da una preda, un pericolo da una risorsa, era questione di vita o di morte. Il problema è che oggi applichiamo lo stesso schema a realtà molto più sfumate.

Perché il pensiero binario ci limita

È qui che casca l'asino, come si suol dire. La vita non è un test a crocette. È una danza complessa, fluida, fatta di mille dinamiche spesso più grandi di noi. Il pensiero dicotomico, invece:

  • Divide e ci divide: Separa la mente dal corpo, il corpo dal piacere, il piacere dalla spiritualità, la spiritualità dalla scienza, la scienza dalla realtà.
  • Crea fazioni interiori: Quando etichetti qualcosa come "giusto" e qualcos'altro come "sbagliato", stai già rinnegando una parte di te, una parte della realtà. La realtà non ha partiti presi.

La legge dell'integrazione: ciò che escludi ti chiama

C'è una legge biologica, una legge di vita fondamentale che osserviamo continuamente nel nostro lavoro: il sistema non cerca coerenza logica, ma integrazione.

"Il movimento dell'anima è verso ciò che è escluso." - Bert Hellinger

Questa intuizione del nostro grande maestro Bert Hellinger emerge nel 100% dei casi che trattiamo, che si parta da sintomi fisici, problemi comportamentali o temi come il successo. Qualsiasi cosa tu stia escludendo, rifiutando, rinnegando (che sia un tratto caratteriale, un'emozione, una persona della tua famiglia, un'idea), quella cosa chiede di essere vista, integrata.

Vi faccio un esempio che vediamo spesso: persone che boicottano il proprio successo perché, magari nel sistema familiare, c'era uno zio ricco che ha creato uno scandalo ed è stato "escluso" dalla memoria familiare. Per una sorta di lealtà inconscia verso quell'escluso, la persona si dirige verso l'insuccesso, perché il successo è percepito come pericoloso.

Frasi come "Mia mamma non mi ha mai amato" o "Mia mamma non mi voleva" rientrano spesso in questa dinamica. È la percezione immediata, la storia che ci raccontiamo basata su un frammento di realtà. Ma quando facciamo un lavoro biosistemico, emergono pezzi mancanti, informazioni che non avevamo considerato. E quando queste informazioni non arrivano solo alla testa, ma entrano nelle cellule, cambiano la nostra percezione profonda, allora sentiamo che magari quella stessa mamma, in una parte più profonda, è fiera di noi, ci sorride, ci include. E questa comprensione ci fa sentire più vivi, più completi.

Superare la dualità: abbracciare la complessità

Il nostro cervello funziona in modo binario (o questo o quello, combatti o fuggi) principalmente quando è in stato di allerta, quando percepisce un conflitto. Ma quando ci sentiamo al sicuro, il sistema può attivare quella che chiamiamo "coerenza espansa": la capacità di contenere più verità contemporaneamente, anche quelle apparentemente contraddittorie.

È un'esperienza bellissima rendersi conto che puoi:

  • Amare una persona e avere paura allo stesso tempo.
  • Fidarti di qualcuno pur rimanendo vigile ("Fidati ma verifica", come dice un vecchio adagio).
  • Osservare e usare gli strumenti della scienza, rimanendo aperti al mistero e a ciò che ancora non comprendiamo.
Solo chi si permette la complessità ha accesso, paradossalmente, alla vera semplicità. Solo chi si permette la complessità ha accesso a una forma di libertà più autentica.

Cosa fare quando arriva un pensiero "bianco o nero"?

Ok, tutto bello, ma in pratica? Quando ti accorgi che stai pensando in modo troppo rigido, duale, prova a:

  1. Respirare: Sembra banale, ma fermarsi un attimo aiuta a uscire dall'automatismo.
  2. Chiederti: "Cosa sto cercando di evitare vedendo le cose solo così?" Spesso la rigidità nasconde una paura della complessità o dell'incertezza.
  3. Fare pace con l'ambivalenza: Accetta che le cose possano essere sfumate, che sentimenti contrastanti possano coesistere.
  4. Sederti con ciò che non ha risposta: Nella nostra società c'è la fretta di avere un'opinione su tutto, subito. Ma è segno di intelligenza e maturità saper dire: "Non ho abbastanza elementi per giudicare", "Sto osservando", "Non lo so". Ammettere di vedere solo una piccola prospettiva è un atto di onestà. Le persone veramente adulte sanno che la realtà è vasta e misteriosa.

La nostra mente, per evoluzione, cerca il controllo semplificando. Ma la nostra coscienza più profonda cerca la realtà, la verità (usiamo questa parola con cautela!), cerca l'integrazione.

Ricorda: ciò che accogli, si trasforma e ti trasforma.

Spero che queste riflessioni vi siano utili. Continuiamo a esplorare insieme queste meraviglie!

Un abbraccio fortissimo.

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