
Il parto "normale" non esiste: il trauma della nascita e l'unicità dell'amore di Mamma
Il grande equivoco del "parto normale": perché la nostra nascita ci segna più di quanto pensiamo
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Oggi voglio partire da un'email che mi ha davvero colpito, quella di Lucia. Senza leggerla per intero, vi dico che Lucia ha partecipato a una delle nostre giornate di Costellazioni Familiari Biosistemiche, non come "viaggiatore" (cioè portando un suo tema personale), ma come rappresentante nelle costellazioni altrui. Ebbene, da quella giornata, che si è tenuta verso la fine dell'anno scorso, Lucia ha visto "sistemarsi" – usa proprio questa parola, ed è perfetta a livello sistemico – ben quattro, quasi cinque, suoi sintomi fisici!
La cosa che l'ha sorpresa, e che ha dato il via alla riflessione di oggi, è che tutto questo è accaduto "semplicemente" osservando e vivendo la dinamica di un'altra persona, una dinamica incentrata sulla mamma. Lucia mi scrive: "Ma io ho avuto un parto assolutamente normale, non capisco come mai quella cosa mi abbia toccato così tanto!".
Ed è proprio qui il punto: il tema del parto, della nascita, è fondamentale, importantissimo, e forse ne parliamo ancora troppo poco. Ma l'inganno, in tutto questo, sta proprio nella parola "normale". Perché "normale", diciamocelo chiaramente, non significa una beneamata mazza.
Ma cosa intendiamo davvero per "parto normale"?
Quando parliamo di parto "normale", dobbiamo fare molta attenzione. Spesso, chi ci racconta del nostro parto, definendolo "normale", è nostra madre. E con tutto l'amore e l'affetto che nutriamo per le mamme (e sia chiaro, sto scherzando quando dico che non dovrebbero testimoniare in tribunale, non voglio email arrabbiate!), dobbiamo ammettere una cosa: a volte, le mamme "mentono".
Non lo fanno per cattiveria, sia chiaro. Lo fanno in buona fede, spesso per proteggersi da un senso di colpa. Magari il parto ha avuto delle complicazioni oggettive, ma la mamma, che ha dato il meglio di sé, nel suo percepito potrebbe aver sentito di non aver fatto abbastanza. Quindi, per assestare quel colpo emotivo, racconta al figlio che il suo parto è stato "normalissimo". Altre volte, semplicemente, l'organismo spinge per dimenticare i dettagli più difficili.
Ho visto casi in cui una mamma definiva "normale" un parto con mille complicazioni – cordone ombelicale attorno al collo, posizioni anomale, difficoltà di dilatazione – semplicemente perché non si era arrivati al cesareo. Capite bene, quindi, come la parola "normale" sia estremamente soggettiva.
Immaginiamo insieme un parto "agevolato" (quello che chiameremmo "normale")
Proviamo a fare un esempio, quello che io chiamo un "parto agevolato", per capire cosa succede anche nella migliore delle ipotesi.
- Il concepimento e la vita nel grembo: Prendiamo uno spermatozoo e un ovulo, mettiamoli insieme nella pancia di una donna meravigliosa, il non plus ultra dell'umanità. Ammettiamo che lo sviluppo dello zigote, poi pre-embrione e feto, avvenga senza traumi: niente gemelli scomparsi, niente intoppi. Questo futuro bambino è figlio unico in quel momento.
- Un piccolo dio: Nel grembo, il feto vive una pacchia. Mangia senza sforzo grazie al cordone ombelicale, che porta nutrimento, idratazione, sangue, ossigeno e persino le "porcherie dolciastre" che la mamma mangia di nascosto (e che poi dimenticherà per il senso di colpa!).
- Un mondo liquido e galleggiante: Dorme, espelle quando deve, nessuno gli dice nulla. La sua realtà è puramente liquida, galleggia in un oceano di piacevolezza.
- Ambiente ideale: Immaginiamo una mamma tranquillissima, amata da tutti, un papà che parla alla pancia, amore frequente tra i genitori. Il battito del cuore della mamma è una musica rassicurante.
- La rottura delle acque e l'inizio del viaggio: Arriva il momento della rottura delle acque. Cosa succede?
- Nessuna conoscenza del tocco: Fino a questo momento, il bambino non ha mai sperimentato il tocco esterno. Certo, l'ambiente si è fatto più stretto con la crescita, ma non c'è la percezione del tocco come la intendiamo.
- L'incanalamento e il primo contatto: Con la rottura delle acque, il bambino viene incanalato. Qui avviene il primo vero tocco, quello delle pareti del canale del parto. Ed è un bel tocco, piacevole!
- La prima contrazione, il primo dolore: Questa piacevolezza dura fino alla prima contrazione. Con essa, arriva il primo dolore. Immaginate una successione di contrazioni. A livello biologico (il cervello non è ancora sviluppato per la memoria cosciente come la nostra), le cellule registrano un'associazione: piacere e dolore insieme. Questo avviene in un parto definito "normale".
- L'arrivo nel mondo: una "tripla costernazione" Finalmente il cucciolo esce. E qui, la situazione cambia drasticamente:
- "Rapito" da un estraneo: Viene afferrato da qualcuno che non è la mamma. Iniziano ad arrivare odori nuovi.
- Un ambiente nuovo e solido: Passa da un ambiente liquido a uno solido.
- La forza di gravità: Per la prima volta, sperimenta appieno il suo effetto.
- Il taglio del cordone: Finisce l'era del nutrimento "via WiFi".
- La fatica del cibo: Ora deve procurarsi il cibo. Trova il capezzolo, e grazie alla coscienza filogenetica (l'istinto), inizia a ciucciare. È buono, ottima qualità, ma è faticoso! Richiede un bel lavoro muscolare.
- Separazione e confusione: Percepisce la mamma in modo separato, diverso. C'è confusione intorno.
Questo, amici miei, è ciò che accade in un parto "normale", o come preferisco dire, "agevolato". Un bel salto, non trovate? Un vero e proprio trauma, in un certo senso, anche se non tutti i mali vengono per nuocere, perché ciucciare la tetta, con i suoi nuovi sapori, non è poi così male!
Le conseguenze di un parto "normale" sulla nostra vita
Ora, pensate a questo essere umano che si sviluppa. Basta questa base di parto "normale" per innescare reazioni curiose nella vita. Ad esempio:
- Ridere delle proprie tragedie: Perché? Perché c'è come un insegnamento implicito che i traumi siano una cosa "normale". Se hai normalizzato l'evento del parto (che è comunque intenso), automaticamente potresti percepire tutte le altre difficoltà della vita, le "tegole" che ti arrivano, come normali. E quindi, ci ridi su. Non perché siano divertenti, ma come risposta a un copione ontogenetico (legato allo sviluppo individuale) che si riproduce.
- La nascita come forma di "morte": Quando lavoriamo con le costellazioni e una persona ride guardando un irretimento o una questione sospesa, spesso sta guardando, in un certo senso, la morte. E la nascita, paradossalmente, rispecchia una forma di morte: è morto il "dio" che eravamo nel grembo, onnipotente e accudito senza sforzo. È una questione di percezione, ma è potente. E poi ci dicono: "Ma tutto questo è normale".
L'esempio che abbiamo fatto è quasi introvabile nella realtà. Ci sono sempre complicazioni, imprevisti, cose che vengono dimenticate.
Oltre il "normale": altre dinamiche che ci plasmano
E non abbiamo ancora parlato di tutte le altre dinamiche che possono condizionare la nostra nascita e, di conseguenza, il nostro carattere e comportamento:
- Essere o sentirsi indesiderati: Aspettare un figlio di un sesso e desiderarne un altro, o nascere in dinamiche familiari dove ci si sente indesiderati (spesso per credenze errate!). Ho visto persone convinte che la madre non le desiderasse, quando invece la madre, pur lottando con difficoltà enormi come dipendenze, aveva portato avanti la gravidanza con un amore immenso che non riusciva ad esprimere. Altre volte, la convinzione di non essere stati desiderati viene instillata da altri familiari, come un fratello, e si cresce con questa "favola".
- Le conseguenze del sentirsi indesiderati: Chi vive questa dinamica può diventare molto accondiscendente, cercare di salvare o compiacere la mamma, portando con sé un profondo senso di colpa. Si crea confusione tra amore e senso di colpa, compromettendo la libertà: "O vengo amato ma rimango prigioniero, o vivo la libertà con senso di colpa perché mi sento egoista quando cerco la mia autonomia".
- Nascere "incapaci": Questo è tipico di chi ha avuto parti con movimenti fisicamente interrotti, come nei cesarei, o quando ci sono state difficoltà nel canale del parto. Si può crescere con la sensazione di essere stati "incapaci" di nascere.
Conclusione: il parto è sempre straordinario
Quindi, tornando alla questione iniziale sollevata da Lucia e al concetto di "parto normale": è veramente quasi un ossimoro. È una contraddizione in termini. Il parto non può essere "normale" perché, al di là di tutto, resta un fatto assolutamente straordinario. Un evento che segna l'inizio della nostra avventura terrena, con tutte le sue sfide e le sue meraviglie.
Un abbraccio fortissimo e a domani!
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