Il senso biologico dei piedi piatti: una questione di supporto e validità

Il senso biologico dei piedi piatti: una questione di supporto e validità

DISCLAIMER: Questo sito offre esclusivamente informazioni a scopo informativo e didattico. Tali informazioni NON sostituiscono il parere di un medico o specialista, né devono essere intesi a scopo terapeutico. Questo sito NON si occupa di medicina, la quale può essere qui trattata esclusivamente in ambito giornalistico e/o filosofico.

Oggi voglio condividere con te una riflessione nata da un dialogo molto interessante che ho avuto con una mamma, Anna, all'interno della nostra chat dell'Accademia di Bioscienze Sistemiche.

Una conversazione che tocca un tema comune a molti genitori: i piedi piatti nel bambino.

La domanda

Anna mi ha scritto riguardo a suo figlio di 11 anni. Fin dall'età di 4 anni, il bambino ha utilizzato solette ortopediche per correggere il piede piatto e ha seguito con costanza la ginnastica prescritta dall'ortopedico per sviluppare l'arco plantare. I risultati, purtroppo, sono stati deludenti, al punto che ora lo specialista ha proposto un intervento chirurgico.

Comprensibilmente, Anna voleva capire di più, voleva andare oltre la diagnosi e comprendere l'origine, l'attivazione di questa caratteristica. La sua domanda era semplice e diretta: "Mi piacerebbe capire l'attivazione".

La sua richiesta mi offre lo spunto perfetto per esplorare insieme a te questo tema secondo la visione delle Bioscienze Sistemiche, andando oltre la semplice correzione meccanica.

Piedi piatti: patologia o caratteristica?

La prima cosa da chiarire, e che spesso il mondo adulto tende a dimenticare, è che fino agli 8 anni circa, tutti i bambini hanno i piedi piatti. È una condizione fisiologica. Solo dopo questa età, in base al "percepito biologico" di ogni singolo individuo, l'arco plantare può iniziare a formarsi e modificarsi.

Personalmente, ho sempre avuto i piedi piatti e, credimi, sto benissimo. Anzi, nel nuoto è persino un vantaggio! Questo per dirti che non sempre una caratteristica che si discosta da una presunta "normalità" è una patologia da combattere.

"Purtroppo il mondo adulto cerca le patologie anche nei dessert."

Nel caso del figlio di Anna, il bambino non avverte alcun dolore. E questo è un dato fondamentale. Allora, perché questa corsa alla correzione?

Di chi è il suolo su cui camminiamo?

Per capire il senso biologico del piede piatto, dobbiamo fare un passo indietro e guardare ai tessuti coinvolti. Stiamo parlando di tessuti mesorecenti, gestiti da quella parte del cervello che chiamiamo neoencefalo.

In biologia, e sottolineo che non si tratta di una metafora o di un'interpretazione simbolica, il neoencefalo è legato alla figura paterna. Ti spiego perché.

  • Il sentito materno (paleoencefalo): L'esperienza arcaica legata alla madre non contempla il suolo. Nel grembo non c'è un suolo e, una volta nato, è la madre che ti regge e ti protegge. Anzi, biologicamente il suolo può essere percepito come una minaccia: essere a terra significa essere scoperti, vulnerabili, calpestabili.
  • Il sentito paterno (neoencefalo): Quando inizi a muovere i primi passi, lo fai per allontanarti dalla figura materna e andare verso ciò che è diverso, il "non-mamma". Il "non-mamma" più vicino, alle tue origini, è il padre. È verso di lui che ti dirigi per esplorare il mondo.

Il senso biologico: una questione di validità

Trattandosi di tessuti del mesoderma recente, gestiti dalla sostanza bianca del cervello, siamo nell'ambito della struttura, della trofia, e quindi della validità. Pensa a una pianta: se non ha una struttura solida, si affloscia e muore. Lo stesso vale per un animale.

Il piede piatto, quindi, risponde a un sentito di "debolezza da stile di vita". È il programma biologico che si attiva quando non ci sentiamo abbastanza validi o stabili su un certo "terreno" della nostra vita.

Chi può innescare questo sentito? Chiunque: la mamma, una zia, l'arrivo di un fratellino, un compagno di scuola. Ma la memoria arcaica, l'impronta profonda, è legata al padre.

"Col padre alle nostre spalle c'è la distanza tra me e chi incombe su di me. Questo mi permette di fare passi sicuri. Concretamente."

Avere il padre "alle spalle" significa avere quella solidità che ci permette di avanzare nel mondo con sicurezza, di sentirci stabili e validi. Se questa percezione di supporto viene a mancare, la nostra struttura potrebbe rispondere di conseguenza, adattandosi.

Spero che questa spiegazione ti sia utile. Ricorda sempre che ogni essere vivente è un mondo a sé e va compreso nella sua meravigliosa e irripetibile unicità.

In conclusione

Ogni storia è unica e ogni essere vivente va compreso nella sua irripetibile unicità. Questa non è una diagnosi, ma una chiave di lettura biologica.

Prima di pensare a un bisturi, soprattutto in assenza di dolore, forse vale la pena chiedersi: mio figlio si sente sicuro e valido nel suo "terreno"? Si sente forte e supportato nel fare i suoi passi nel mondo?

La risposta potrebbe non essere in una soletta, ma in una comprensione più profonda dei suoi vissuti.

Coltiva la tua essenza

Ricevi gratis 20 meditazioni trasformative e rimani aggiornato sulle novità.

Vuoi andare oltre?

Scopri i video di approfondimento di Michele Blum e trova le risposte ai temi più comuni.

E quando vorrai vivere con maggior intensità questo percorso, unisciti a noi!

Prenota il tuo posto per la prossima giornata di costellazioni biosistemiche dal vivo.

Ti potrebbe interessare anche...