
Il senso biologico dell'ANSIA alla luce delle Bioscienze Sistemiche
Ultimamente ricevo tantissime email sull'ansia. È diventato quasi impossibile non dedicare un episodio a questo tema, anche perché, per quanto possa sembrare incredibile, milioni di persone convivono con l'ansia senza capirne davvero l'origine. E da lì, il passo verso il sentirsi "sbagliati" o "malati" è breve, il che, come potete immaginare, non aiuta affatto.
C'è una storiella che mi piace raccontare:
Un uomo ansioso va da un maestro e gli chiede: "Maestro, ho tantissima ansia, come posso liberarmene?". Il maestro lo guarda e risponde: "È semplice, smetti di pensare al futuro". L'uomo ribatte: "Ma se smetto di pensare al futuro, come faccio a controllarlo?". E il maestro, sospirando: "Ecco, adesso sai da cosa nasce l'ansia".
In fondo, siamo un po' come un orologio che cerca disperatamente di segnare l'ora che sarà tra 15 minuti, invece di concentrarsi sull'unico momento che può davvero segnare: l'adesso. Un orologio che fa così è un orologio rotto; magari segna l'ora giusta due volte al giorno, ma non ne è nemmeno consapevole, perdendosi la bellezza di esserci veramente.
Cos'è davvero l'ansia? Un meccanismo antico
Contrariamente a quanto si possa pensare, l'ansia non è un nemico. È un meraviglioso meccanismo di sopravvivenza, qualcosa di fantastico che ha aiutato la nostra specie a conservarsi. Immaginate di essere nella vostra caverna. Vedete un'ombra all'ingresso che assomiglia a un orso, sentite un ringhio in lontananza. Il predatore non è ancora visibile, ma la minaccia è percepita.
In quel momento, il vostro organismo entra in alta tensione:
- Il cuore batte forte.
- Sentite agitazione.
- La mente proietta scenari basati su esperienze passate o racconti.
Questa è una preparazione al combattimento o alla fuga, una risposta potente a qualcosa che sta per accadere. È come se prendessimo un nastro che viene dal passato (le esperienze) e uno che va verso il futuro (le preoccupazioni) e li legassimo insieme con un nodo stretto proprio sopra il nostro presente. L'ansia è questo nodo.
Quando l'ansia diventa un problema
Finché siamo nella caverna e la nostra vita è davvero in pericolo, questa reazione ha perfettamente senso. Ci sentiamo soli di fronte alla minaccia, e il corpo risponde in modo adattivo: agitazione, tachicardia, a volte fatica a respirare.
Il problema sorge quando questa sensazione perdura per anni. Conosco persone che convivono con l'ansia da vent'anni!. In quei momenti, non si vive veramente. L'attenzione è tutta focalizzata su quel "predatore". Ma le cose sono due:
- O il predatore c'è davvero (e allora la situazione si risolve in fretta: o scappi, o combatti, o vieni sopraffatto).
- O il predatore non esiste, te lo sei solo immaginato. Prima o poi, la fame o la necessità ti spingeranno a uscire dalla caverna e scoprirai che l'ombra era solo un'ombra.
Nei tempi antichi, questa ansia si risolveva in fretta, magari in un'ora. Poi le cose sono cambiate. Abbiamo vissuto ansie più lunghe, come durante gli assedi alle città, ma la minaccia era reale, palese. Il vero cambiamento è avvenuto quando abbiamo iniziato a inventarci nemici che non ci sono: lo studente in panico per l'esame, la preoccupazione per l'affitto tra un anno, il "non so se...". Attiviamo programmi biologici di sopravvivenza che però, a lungo andare, avvelenano la nostra vita.
Ascoltare il messaggio dell'ansia
Non tutta l'ansia è uguale. C'è un tipo di ansia, un malessere, che cerca di evitarci esperienze spiacevoli, magari umilianti o semplicemente non in linea con chi siamo. Questa ansia non va subito patologizzata, ma ascoltata. Potrebbe dirti che la direzione che stai prendendo non fa per te.
Ricordo il caso di una persona che provava ansia all'idea della cena di Natale aziendale perché si trovava male in ufficio. Voleva "spegnere" l'ansia, ma abbiamo scoperto che era il suo organismo a dire: "No! Quel giorno vai alla spa, fatti un massaggio, goditi un cocktail!".
Perché devo andare lì? Anzi, perché devo lavorare lì?
Gli animali capiscono queste cose al volo. Un camoscio che sente odore di lupi su un passo di montagna difficilmente ci si avventurerà. Magari sceglie un sentiero più difficile ma sicuro. La natura, in questo, è saggia ed "ecologista": elimina gli individui meno adatti (il camoscio "scemo") a vantaggio della specie. Noi umani facciamo fatica a cogliere questo messaggio.
La persona della cena di Natale ha capito l'antifona: non solo ha saltato la cena (andando alla spa!), ma ha dato le dimissioni. Nel momento in cui ha preso questa decisione, il suo corpo ha risposto con una precisione svizzera: una scarica fisica (diarrea, nel suo caso, come a espellere un "boccone tossico") e l'ansia è svanita completamente. Seguendo il linguaggio della natura, ha rivoluzionato la sua vita in meglio.
L'organismo non mente (ma noi sì)
Spesso ci raccontiamo un sacco di favole. Diciamo a noi stessi che al lavoro va tutto bene, anche quando non è vero. Ma c'è un fatto: l'organismo non si fa ingannare. Il sistema nervoso autonomo (che si chiama così proprio perché agisce in autonomia dalla mente) reagisce alla realtà della situazione, non alle nostre bugie. Quindi, se ci forziamo in situazioni tossiche, il corpo manifesterà questo disagio, magari proprio con l'ansia. Questa è l'ansia "finalizzata al benessere": ti sta dicendo che qualcosa non va.
Quando le radici sono più profonde: l'ansia sistemica
Poi ci sono quelle ansie che perdurano senza un motivo apparente nel presente. In questi casi, con un lavoro più profondo come quello biosistemico, andiamo a vedere cosa è successo nella vita della persona (magari fin dalla nascita) o, andando ancora più indietro, nel suo sistema familiare.
L'ansia, come altri sintomi (attacchi di panico, tremori, ecc.), può essere una manifestazione di qualcosa che riguarda la famiglia d'origine: un trauma non risolto, un lutto non elaborato, una persona esclusa. L'organismo, che è una proiezione del sistema familiare, "risponde" per portare alla luce quella situazione, per includerla.
Ritrovare la leggerezza: l'antidoto della gioia
Salvo i casi di pericolo reale immediato (il lupo alla porta), gran parte della nostra ansia deriva o dal non voler vedere la realtà tossica che ci siamo creati (litigi continui, ambiente lavorativo pesante, problemi familiari), oppure da queste radici sistemiche.
Spesso le persone vivono vite stressanti, piene di conflitti, e poi si stupiscono dei loro sintomi. Quando chiedi loro come va, fanno un respiro profondo (segno che il sistema nervoso è in allerta) e poi sorridono dicendo "bene". Questo sorriso "fuori posto" è spesso un segnale di un "irretimento", cioè si sta inconsciamente ripetendo il copione di qualcun altro nel sistema familiare. Tutta questa "bolla" di vissuto difficile è una riproduzione, guidata dall'amore (un amore infantile, potremmo dire), verso qualcuno del passato.
Qual è la chiave allora?
- Non prendere la vita troppo sul serio.
- Ritrovare un'anima gioiosa.
- Cercare contesti e persone gioiose.
Ad esempio, durante le giornate di costellazioni biosistemiche, sì, emergono cose pesanti: traumi, lutti, sintomi fisici, separazioni. Ma una cosa che tutti notano è che ridiamo tantissimo. Perché? Perché guardiamo a queste cose difficili per quello che sono: uno spicchio della vita, non tutta la vita. È come quando finisce una relazione: tendiamo a focalizzarci solo sugli aspetti negativi, dimenticando tutto il bello vissuto insieme.
Diamo spazio al dolore, al senso di colpa, alla perdita. Ma poi vediamo anche il movimento d'amore che c'è dietro, e tutto diventa meno pesante. Siamo spesso noi a rendere le cose più gravi di quanto non siano, quasi con un pizzico di "mitomania", come se volessimo infilare la testa dentro la campana per sentire il suono più forte, diventando matti.
Un consiglio pratico per finire
Un modo concreto per ridurre l'ansia è diversificare il nostro centro mentale ed emotivo. Hai trovato la persona della tua vita? Fantastico! Ma concediti uno o due giorni al mese solo per te, senza di lei/lui, magari senza telefono. Fai una passeggiata nel bosco, dedicati a un hobby. Mantieni i piedi per terra. Questo aiuta a non mettere tutto il peso su un'unica cosa o persona, riducendo la possibilità di cadere in grandi ansie.
Provare per credere!
Un abbraccio fortissimo.
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