La Seconda Legge Biologica: l'andamento bifasico [2/5]

La Seconda Legge Biologica: l'andamento bifasico [2/5]

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Benvenuto a questo nuovo approfondimento. Oggi voglio parlarti di un concetto che è alla base delle Bioscienze Sistemiche: la seconda legge biologica, conosciuta anche come la legge dell'andamento bifasico. Capire questo meccanismo è fondamentale, quindi ti consiglio di seguirmi con attenzione, magari prendendo qualche appunto.

Come abbiamo visto, tutto ha inizio con uno shock biologico, un evento inatteso che ci spiazza. A partire da quel momento, il nostro organismo avvia un "programma speciale biologicamente sensato" che, come suggerisce il nome di questa legge, si sviluppa in due fasi principali.

Le due fasi principali del programma speciale

1) La fase di conflitto attivo: il corpo in allerta

La prima fase, che io chiamo semplicemente fase attiva, inizia nell'istante esatto dello shock biologico. In questo periodo, il nostro sistema nervoso è in uno stato di simpaticotonia: è come se il corpo fosse costantemente in allerta, pronto a reagire. Vengono rilasciate sostanze come l'adrenalina e il cortisolo e questo provoca una serie di reazioni fisiche molto specifiche:

  • Aumento della pressione sanguigna (sia massima che minima).
  • Aumento del ritmo cardiaco e respiratorio.
  • Costrizione dei vasi sanguigni più piccoli, che causa la classica sensazione di freddo a mani, piedi, naso e orecchie.
  • Possibile insonnia.
  • Pensieri ruminanti, invadenti, spesso che si focalizzano su ciò che incombe.

Durante la fase attiva siamo completamente immersi nel nostro "problema", focalizzati sulla lotta o sulla fuga, spesso senza nemmeno renderci conto di ciò che il corpo sta facendo.

2) La fase di riparazione: il momento della soluzione

Quando finalmente il conflitto si risolve (la cosiddetta conflittolisi, cioè l'esatto contrario in termini fisiologici di uno shock biologico), entriamo nella seconda grande fase, quella di riparazione o post-conflittolisi. Questa è una fase vagotonica, o "calda". È proprio qui che avvertiamo la maggior parte dei dolori e dei sintomi che comunemente associamo alla "malattia".

Ci "ammaliamo" – metto la parola tra mille virgolette – quando siamo in soluzione, non come dice la psicosomatica della medicina, quando siamo sotto stress. Questa è una distinzione cruciale.

La durata e l'intensità di questa fase di riparazione dipendono direttamente da quanto è durata e quanto è stata intensa la precedente fase di conflitto attivo. Se non ci sono ricadute (recidive), questa fase può durare al massimo sei settimane.

Un concetto chiave: la sincronia tra psiche, cervello e organo

Per capire a fondo questo processo, dobbiamo abbandonare l'idea che mente e corpo siano separati o che uno reagisca dopo l'altro. La risposta adattiva del nostro organismo coinvolge psiche, cervello e organo in perfetta sincronia. Non c'è un prima e un dopo. Siamo un essere olistico (cioè non divisibile, ovvero un insieme che agisce come unica "sostanza" alle vicende di adattamento biologico).

Il nostro corpo comunica a una velocità che va oltre i semplici segnali chimici o elettrici. Possiamo immaginarla come un fenomeno simile a quelli descritti dalla fisica quantistica: due particelle nate insieme, anche se a migliaia di chilometri di distanza, reagiscono simultaneamente allo stesso stimolo. Nello stesso istante in cui viviamo lo shock emotivo (psiche), uno specifico relè nel nostro cervello si attiva (e questo è visibile con dei cerchi concentrici in una TAC standard) e, contemporaneamente, il tessuto organico corrispondente inizia a modificarsi.

Approfondiamo la fase di riparazione

La fase di riparazione è così importante e complessa che viene a sua volta suddivisa in due "mini-fasi" calde, vagotoniche, separate da un picco iper-simpaticotonico freddo (una piccola riproduzione della fase attiva).

La post-conflittolisi A: la fase essudativa

Questa è la prima parte della riparazione ed è la più impegnativa per il corpo. È caratterizzata da edema, cioè gonfiore e ritenzione di liquidi (siero). Questo processo, che può essere fastidioso, ha uno scopo biologicamente sensato: creare più spazio e portare più nutrimento alle cellule che stanno lavorando per riparare il tessuto. È in questa fase che sperimentiamo una vasta gamma di possibili sintomi nella loro fase più intensa come:

  • Stanchezza profonda
  • Febbre
  • Nausea
  • Dolori e fastidi vari

Naturalmente ogni singolo fenomeno biologico si manifesta nel tessuto coinvolto. Se l'organismo fa una riparazione al tallone, ci sarà dolore, calore e gonfiore al tallone e non nausea o naso chiuso. Ogni fenomeno biologico va preso singolarmente e riguarda quello specifico tessuto, la parte cerebrale che lo innerva e lo gestisce e il sentito biologico (psiche) che percepirà molto sollievo rispetto al conflitto superato (che spesso viene dimenticato all'istante già in conflittolisi). L'area del cervello coinvolta (relè) e la parte dell'organo coinvolto si gonfiano (edemizzano) e cicatrizzano in sincrono.

La crisi epilettoide: il giro di boa

Al culmine della minifase di riparazione A, dopo un massimo di tre settimane dalla soluzione del conflitto, arriva la crisi epilettoide. Si tratta di un picco simpaticotonico, una sorta di "scossa" che replica per un breve istante i fenomeni biologici della fase attiva (se ce ne sono stati). È il vero e proprio giro di boa che segna l'inizio del ritorno alla normalità. Questa crisi può manifestarsi in tantissimi modi, ad esempio con:

  • Uno starnuto
  • Vomito
  • Una colica o un crampo
  • Un sanguinamento
  • Un'assenza (perdita di coscienza di pochi secondi)
  • Giramenti di testa
  • Un infarto o un coma epatico

La sua funzione è fondamentale: fermare l'eccessiva vagotonia della fase A, che se proseguisse senza controllo potrebbe avere esiti pericolosi.

La post-conflittolisi B: verso l'omeostasi (equilibrio interno)

Superata la crisi epilettoide, entriamo nell'ultima parte del processo. In questa fase, il corpo inizia a espellere i liquidi accumulati (attraverso sudorazione, aumento della diuresi, etc.). I sintomi finalmente si attenuano e l'organismo completa il processo di cicatrizzazione, tornando a uno stato di equilibrio che chiamiamo normotonia. È in questo momento che eventuali rimedi o aiuti per i sintomi hanno molta più efficacia.

Condizioni particolari e concetti avanzati

Il conflitto in sospeso e la cronicità

Cosa succede se continuiamo a ricadere nello stesso conflitto? Si parla di recidiva. Questo può accadere in qualsiasi momento e ci riporta immediatamente in fase attiva. A volte, questo meccanismo è una sorta di salvataggio: ci dà la forza e l'energia (simpaticotonia) per affrontare di nuovo la situazione, evitando magari una fase di riparazione troppo intensa e difficile da gestire.

Quando però questo ciclo si ripete continuamente, si parla di cronicità. Come dico sempre, è come continuare a sbattere la testa contro lo stesso spigolo. Il "malato cronico" vive un sintomo continuo ma spesso più sfumato. È possibile, infatti, rimanere in conflitto attivo anche per una vita intera.

Due simpaticotonie d'emergenza: profugo e talamo

La biologia ha previsto due condizioni di emergenza particolari:

  1. Il conflitto del profugo: è il sentirsi persi, sbalzati in un ambiente ostile, senza punti di riferimento, come un pesce fuor d'acqua. In risposta, l'organismo (in particolare i tubuli collettori renali) trattiene liquidi e sostanze per garantire la sopravvivenza, in attesa di tornare nel proprio "habitat". Questo causa ritenzione idrica, significa che in caso di tessuti che stanno riparando, un eventuale edema in corso potrebbe diventare più grosso e intensificare eventuali dolori.
  2. Il conflitto del talamo: è il sentirsi in trappola, senza via d'uscita. Qui lo scopo biologico è opposto: la persona dimagrisce pur mangiando, come se il corpo cercasse di diventare più "leggero" per fuggire dalla trappola. Si dimagrisce rapidamente perché l'organismo sfrutta tutta l'energia in corpo per dare il tutto per tutto per uscire dalla situazione senza scampo. In natura il capriolo attiva il talamo (una parte del cervello specializzata) quando è con le spalle al muro circondato dai lupi. A quel punto le energie immagazzinate non servono nulla nei depositi: vanno tirati fuori. O la va, o la spacca. In 15 minuti al massimo la situazione si sblocca: o il capriolo lotta e fugge, oppure diventa la cena dei predatori. Nella realtà umana, invece, il conflitto del talamo può durare giorni se non addirittura settimane o anni (con le recidive). Accade per esempio quando si viene informato di avere un male interiore, come un cosiddetto tumore incurabile.

Cosa ci portiamo a casa?

Capire la seconda legge biologica ci insegna a guardare il nostro corpo e i suoi segnali con occhi diversi.

I sintomi vanno capiti, non esorcizzati come il male.

Non stiamo facendo esorcismi. I rimedi e gli aiuti possono gestire il sintomo, ma nessuno può curare qualcuno, ad eccezione dell'organismo stesso. La medicina migliore, in questo senso, è spesso il tempo, a patto che ci siano le condizioni ambientali. Il tempo e l'accudimento sono il segreto di una riparazione adeguata ed efficiente.

Imparare ad ascoltarsi è fondamentale per capire in quale fase ci troviamo. La curva bifasica può cambiare in pochi secondi, ed essere consapevoli di queste dinamiche ci permette di navigare i nostri processi biologici con più serenità e fiducia.

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