Le 3 Accettazioni - Come dare il massimo - Come iniziare a scegliere il proprio destino

Le 3 Accettazioni - Come dare il massimo - Come iniziare a scegliere il proprio destino

Non possiamo creare il nostro futuro, finché non riconosciamo pienamente ciò che ci è stato dato. Un invito a dire “sì” alla vita. Accettando 3 fatti (le "3 Accettazioni") si può diventare già più liberi. Si parte sempre con un passo.

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Sento tante persone che danno sempre il massimo. Il punto è che, a un certo punto, mi chiedono: "Ma fin dove posso arrivare ad aiutare o sostenere qualcuno?". Siamo animali sociali, quindi è normale interagire con gli altri. Con gli animali non umani, in effetti, è tutto molto più semplice. Il limite di solito è abbastanza evidente: una volta che l'animale ha acqua, cibo e due coccole (che di solito ricambia, a meno che non sia un gatto... anche se a volte persino i gatti si dimenticano di essere dei faraoni e si abbassano a darci qualche strusciata per lasciare il loro odore), il nostro compito è finito.

Ma con gli esseri umani, siamo un disastro. E affrontare questo tema è fondamentale se vuoi diventare una persona un po' più libera.

Quando il troppo bene diventa un male

Il punto è questo: quando parlo di "bene" e "male", non lo faccio in senso morale. "Bene" è ciò che ci è utile, funzionale, che ci dà nutrimento. "Male" è l'esatto opposto, qualcosa di svantaggioso. E la regola fondamentale è:

Il bene che va oltre il necessario, ecco che diventa male.

Questo è il limite. A dirla così, sembra facile. Ma la realtà è un'altra. Chi dà il massimo superando i limiti naturali — come il terapeuta che vuole "salvare" il cliente, il figlio che vuole "guarire" i genitori, o il partner che si annulla per l'altro — in realtà sta togliendo forza alla situazione e alla persona che vorrebbe aiutare. In questo senso, sta facendo del "male", perché viene violato un ordine.

Esistono leggi e ordini in natura. Se li rispetti, va tutto alla Mary Poppins. Se li violi, peggio per te. E peggio anche per chi ti sta attorno, perché siamo un sistema. Immagina la classica fila: se la tagli e ti piazzi davanti agli altri, la gente se ne accorge. È facile che quello dietro ti picchietti sulla spalla e ti chieda: "Scusa, ma chi sei?". E sarebbe una domanda giusta. La fila ha un suo specifico ordine e se non lo rispetti, nasce uno squilibrio.

Il "sintomo": la conseguenza biologica del disordine

Questo squilibrio può manifestarsi in mille modi, ad esempio con un sintomo. Questa parola è tremenda, ma che cos'è un sintomo se non un fenomeno biologico? Quando ti metti in una situazione difficile, facendo qualcosa di impossibile come prendere il posto di qualcun altro per "guarirlo" (altra parola terribile), che sia un genitore, un nonno o un partner che nel frattempo hai "maternizzato", stai chiedendo una performance maggiore al tuo corpo.

Il tuo organismo deve adattarsi, deve affrontare qualcosa che è più grande di lui. Si necessita di un'attivazione, di una fisiologia speciale. Questo non influisce solo sul fisico, ma anche sul comportamento. Basta una fase attiva in qualche parte del corpo e sarai tendenzialmente più agitato, avrai pensieri di un certo tipo e con quei pensieri ti relazionerai al mondo. E così, dopo aver litigato con tutta la fila, tornerai a casa arrabbiato e avvilito, dicendo: "Ecco, vedi, il mondo ce l'ha con me".

Queste non sono regole morali, che sono solo un pacchetto datoci da qualcuno. Questi sono capisaldi, colonne portanti della natura umana. E averne consapevolezza già aiuta enormemente.

Il paradosso del dare e del prendere

Anche in una cosa apparentemente semplice come il dare e il prendere, spesso inciampiamo. Potremmo riassumere il concetto così:

Chi dà troppo, a un certo punto prende. Ma prende l'altro nel suo debito, cioè lo lega.

Un dare eccessivo è un voler tenere l'altro legato, dipendente. E anche questo diventa caotico e porta a delle conseguenze. "Dare il massimo" significa dare il massimo nell'ordine, e questo è un dare con forza. Significa anche accettare i propri limiti. In poche parole, il massimo che possiamo dare è accettare ciò che è.

Qualcuno potrebbe obiettare: "Ma i limiti sono fatti per essere superati!". No. Se riesci a superare un limite, vuol dire che non era il tuo vero limite. Era un limite che ti eri inventato tu.

Le tre accettazioni per ritrovare la tua libertà

Per diventare davvero libero, devi liberarti di alcuni pesi. Io le chiamo "le tre accettazioni".

1. Accettare i genitori così come sono, ma soprattutto così come sono stati

Questo è un movimento potentissimo, perché una parte di noi è ancora ancorata al passato. Nelle nostre giornate di Costellazioni Biosistemiche vediamo cose incredibili. Ricordo una ragazza che, appena abbiamo messo in scena sua mamma, ha iniziato a scappare per la sala, inseguita da lei. È stato interessante vedere come la rappresentante avesse assunto persino le espressioni facciali della vera madre. Quando finalmente abbiamo rimesso ordine, mettendo tutti al posto giusto nella fila, è arrivata la pace.

Capire la dinamica è come essere in un labirinto di siepi e avere qualcuno con un drone che ti guida dall'alto. Nelle Bioscienze Sistemiche, il nostro drone è il fenomeno biologico stesso. Non solo non lo vediamo come una malattia e rinunciamo a un'azione terapeutica, ma lo usiamo come strumento di meraviglia e di crescita. Per me, questa roba non è del 2025, è del 3000.

2. Accettare il destino così come si presenta

So che può suonare male. "Come? Voglio essere io l'artefice del mio destino!". Ma è proprio questo il punto. Per poterlo fare, devi prima fare i conti con ciò che ti è stato dato. Le Bioscienze Sistemiche hanno un percorso a stadi:

  • Primo stadio: Integrare le 5 Leggi Biologiche. Se sei schiavo della paura della malattia, come puoi essere libero? Questo stadio ti aiuta anche a capire i programmi biologici comportamentali (le "costellazioni psichiche"): la persona chiacchierona, quella megalomane, quella che non esce di casa o quella ossessionata dal sesso. Non sono disturbi, ma programmi biologici sensati per la sopravvivenza. Se ti identifichi con i pensieri che questi programmi generano, come puoi creare il tuo destino?
  • Secondo stadio: Sviluppare una visione sistemica, capendo che il sistema da cui nasciamo condiziona la nostra biologia.
  • Terzo stadio: Questo porta alla comprensione di cui parliamo.

Il destino non è un premio o una punizione, ma un movimento più grande, spesso inconscio, che include il tuo posto nella famiglia. Se ce l'hai con tuo nonno perché era fascista, rischi di diventare un "fascista di sinistra", un estremista anche tu. Tuo nonno va incluso non perché era fascista, ma perché è tuo nonno. Senza di lui, non esisteresti. Il destino è ciò che ci è stato dato prima ancora di scegliere.

Solo ciò che è stato pienamente riconosciuto può essere superato.

Una volta fatto questo, allora puoi iniziare a modellarlo.

3. Accettare di non poter salvare tutti

Questa dovrebbe essere la cosa più semplice, perché ti chiede di fare di meno. Invece no, noi dobbiamo far vedere alla mamma quanto siamo bravi. "Mamma, ti salvo io!", che in fondo significa dirle: "Io sono migliore di te". E questo ha tutte le sue conseguenze.

La conclusione è semplice: chi accetta, diventa grande. Chi rifiuta, rimane piccolo.

Dare il massimo è dire di sì alla vita

Dare il massimo significa dire "sì" alla realtà, anche e soprattutto quando è scomoda, e agire nel flusso della vita invece che contro di essa. I gatti, in questo, sono maestri.

Bene, buone riflessioni, buona accettazione e, soprattutto, buona libertà e buon destino.

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