
Malattia autoimmune, sistema immunitario e difese immunitarie
E se ti dicessi che il tuo corpo non ti sta attaccando?
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Oggi affrontiamo un argomento che, lo so, fa ancora un po' scalpore: le malattie autoimmuni e, più in generale, il concetto stesso di malattia. Vi sarà capitato di sentirvi dire, come mia mamma faceva con me, "mangia un sacco di kiwi, così rafforzi il sistema immunitario!". E io, da bravo bambino, li mangiavo. Oggi, se mangiassi un kiwi, starei sicuramente meglio, ma non per il sistema immunitario come ce lo raccontano.
Recentemente ho ricevuto un'email molto interessante da un ascoltatore (che chiameremo Wally, anche se la mia percezione energetica mi suggerisce sia un uomo, ma poco importa!) che mi chiede:
"Caro Michele, potresti parlarci delle cosiddette malattie autoimmuni? Vorrei comprendere che tipo di spiazzamento avviene per cui il sistema immunitario decide di attaccare se stesso, così è come lo descrivono i dottori. Inoltre io voglio rifiutare l'idea di una malattia cronica, di malattie genetiche, ereditarie di predisposizione. Ci deve essere un modo, un lavoro che si può fare a livello emotivo."
Wally, partiamo subito col botto: l'idea di un lavoro emotivo per guarire da malattie genetiche è, per come la vedo io, impossibile. E sai perché? Perché non esistono le malattie, tanto meno quelle genetiche. Di conseguenza, non esistono malattie croniche, né malattie autoimmuni, né tantomeno un corpo che attacca se stesso. Questa è pura follia! E, già che ci siamo, non esiste nemmeno il "sistema immunitario" come ce lo descrivono.
So che può sembrare forte, ma cerchiamo di capire insieme, passo dopo passo.
Le malattie non esistono: una prospettiva biologica
Quando parlo di queste cose, non faccio un discorso medico, ma biologico. Prendiamo un organismo qualsiasi, per comodità un gatto. Il gatto, come tutti i mammiferi, ha un ambiente circostante e dei programmi biologici speciali (e una fisiologia normale).
- Fisiologia normale: Il nostro gatto si sveglia, mangia, beve, fa i suoi bisogni. Sta bene, il suo organismo funziona a meraviglia.
- Lo shock biologico: A un certo punto, si sente osservato. Un gatto randagio è entrato dal balcone! Questo è uno shock biologico. Immediatamente, il gatto entra nella prima fase di un programma biologico speciale, una fisiologia di sopravvivenza. Il suo corpo non funziona "bene", funziona doppiamente bene perché deve difendere se stesso, il territorio e la sua comunità.
- Fase attiva (simpaticotonia): Il gatto si ingrossa, fischia, mostra i denti, miagola, minaccia. È in uno spiccato tono simpaticotonico, pronto ad attaccare se necessario.
- Risoluzione del conflitto: Immaginiamo che il gatto randagio si spaventi e scappi.
- Seconda fase (vagotonia o di ripristino): Nelle ore successive, vedendo che la minaccia è passata, il gatto di casa si rilassa. Qui parte la fase di ripristino. I tessuti che hanno lavorato di più devono essere nutriti e riparati, le cellule in eccesso smaltite. Si fa ordine nel "giardino" del suo organismo. È in questa fase che compaiono i famosi sintomi.
Ci sono eccezioni, dove i sintomi appaiono in fase attiva, ma ne abbiamo già parlato altrove. Ora, ditemi: in tutta questa dinamica, dov'è il "male"? Dov'è il sintomo "maligno" o "benigno"? Sentite questo moralismo, questa pseudoetica che abbiamo infilato nel concetto di salute fin dal '600? Sono idee vecchie che galleggiano ancora oggi.
"Da un punto di vista biologico... Non c'è nessuna malattia, c'è soltanto sopravvivenza e riparazione."
Negli animali selvatici, di solito, tutto fila liscio e raramente muoiono per sintomi. Gli animali domestici, invece, sono più svantaggiati perché possono cadere più facilmente nelle recidive. Se il gatto randagio abita accanto e torna spesso, il gatto di casa rivivrà lo stesso shock e lo stesso programma biologico più e più volte. Lo stesso vale per noi umani, che siamo diventati animali molto atipici, capaci persino di andare incontro al nostro "predatore" (il capo ufficio, il partner, la suocera) ogni giorno.
Ma allora, cos'è il sistema immunitario?
Se non esistono le malattie autoimmuni, cosa intendiamo con questa etichetta? Ogni fenomeno biologico va visto come a sé stante. Hai mal di testa? Ci sono due tipi principali, ne ho parlato in un podcast dedicato. Hai mal di schiena? Bisogna vedere dove: cervicali, lombari? Ogni punto ha un suo significato specifico. Una cosiddetta leucemia? È solo un'etichetta, andiamo a vedere cosa c'è dietro.
È fondamentale distinguere tra sintomi reali e sintomi diagnosticati. Ho conosciuto persone con dolori reali, etichettati come fibromialgia, a cui i medici hanno dato delle pazze, negando la loro sofferenza. E, al contrario, persone senza sintomi a cui viene detto che sono malate. Siamo nella follia!
Quando si parla di malattie autoimmuni, spesso ci sono ghiandole ingrossate. Ma anche qui, ogni sintomo va visto individualmente. Il "sistema immunitario" come lo intendiamo comunemente, in realtà, non esiste. Pensate a questo:
- Per ogni cellula umana, ci sono circa sette microrganismi simbionti (virus – quelli che esistono – batteri, funghi, ecc.).
- Come fa un "esercito interno" (come veniva raffigurato anche nei cartoni animati) a difenderci, se dentro di noi abbiamo più microrganismi "esterni" che cellule "nostre"?
"Praticamente per ciascuna cellula abbiamo sette di questi [microrganismi]. È come se in sostanza l'Unione Europea fosse questo insieme di funghi, batteri e virus e l'esercito svizzero decidesse di attaccare e distruggere l'esercito dell'Unione Europea. Cioè, proprio una cosa assolutamente folle!"
L'idea di una cellula che "impazzisce" e attacca il corpo è un'altra idiozia, mai realmente dimostrata.
Malattie croniche, genetiche, ereditarie: facciamo chiarezza
Wally, nel tuo messaggio hai elencato una serie di concetti che giustamente rifiuti. Vediamoli:
- Malattie croniche: Un sintomo diventa "cronico" quando siamo in uno stato di recidiva continua. Se ogni giorno hai emicrania perché ogni giorno vai in ufficio e lì c'è una persona o una situazione che ti svaluta, quel sintomo persisterà. Ma nel momento in cui cambi situazione (ad esempio, "mandi tutti a fanculo e te ne vai alle isole Kaiman"), il sintomo scompare. È cronico finché noi permettiamo che il fenomeno ricidivante si ripeta.
- Predisposizione: Concetto vago, che dice tutto e niente.
Malattie ereditarie: Cosa intendiamo? Forse parliamo di questioni transgenerazionali. Mi capita in studio, con l'ipnosi, di incontrare persone che mi dicono: "Mio nonno è morto d'infarto a 50 anni, mio padre pure, e io ho 49 anni e ho paura". Indagando, si scoprono "fedeltà sistemiche" a un antenato, magari un bisnonno morto in guerra a 50 anni per un colpo al petto, il cui corpo non è mai stato ritrovato.
"Ogni sintomo ha un suo significato biologico e un suo significato sistemico." Risolvendo queste dinamiche sistemiche, si vede che la persona supera i 50 anni senza problemi.
Malattie genetiche: Qui la cosa si fa divertente. Esiste una disciplina scientifica chiamata epigenetica. Sappiamo, con prove scientifiche, che il genoma umano cambia praticamente ogni secondo! Si adatta costantemente all'ambiente, trasmettendo nuove informazioni e modificandosi rapidamente.
"Il genoma umano praticamente cambia ogni secondo, quindi come può esserci una malattia genetica?" E poi, quali sarebbero queste malattie genetiche? Spesso sono solo invenzioni.
Wally, mi sembra che tu abbia una forte paura di qualcosa. Ma sappi una cosa: io dico sempre alle donne incinte, a cui i medici prospettano problemi per il bambino, che proprio per questo avranno un bambino splendido. In dieci casi su dieci che ho visto, quando un medico "gufa", il bambino nasce meglio di quanto si potesse immaginare. Questi medici che fanno gli astrologi, nonostante le loro previsioni nefaste, a volte contribuiscono (involontariamente!) a far nascere bambini meravigliosi, specialmente se le mamme non li considerano degli dei che decidono sulla vita dei figli.
In conclusione: guardiamo ai fatti
Spero di aver risposto, almeno in parte, alla tua domanda, Wally. Il discorso è molto semplice: noi guardiamo soltanto i fatti. Il nostro corpo non è un campo di battaglia, non ci attacca, ma risponde biologicamente a degli stimoli e a dei conflitti, cercando sempre la soluzione migliore per la sopravvivenza e attivando processi di riparazione che noi chiamiamo "sintomi".
Non c'è bisogno di temere il proprio corpo o diagnosi che suonano come condanne. Comprendere questi meccanismi è il primo passo per riprendere in mano la propria percezione di salute.
Statemi bene!
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