Perché alcuni cibi sembrano causare più "intolleranze" di altri? Una prospettiva biosistemica

Perché alcuni cibi sembrano causare più "intolleranze" di altri? Una prospettiva biosistemica

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Recentemente, un utente mi ha posto una domanda davvero interessante che ha stuzzicato la curiosità di molti: come mai alcuni cibi o sostanze sembrano essere più frequentemente causa di quelle che chiamiamo "intolleranze"? Ad esempio, sentiamo spesso parlare di intolleranza al glutine, ma raramente al riso. Oppure, il latte, la frutta con guscio e le uova sono spesso sulla "lista nera", mentre l'insalata o altre verdure sembrano immuni. Sembra quasi che ci siano categorie di alimenti "preferite" per scatenare reazioni!

Ho trovato la domanda molto stimolante e ho elaborato una risposta che ora vorrei condividere con voi in questo articolo, sperando di fare un po' di chiarezza da una prospettiva un po' diversa.

Intolleranze o "binari conflittuali"? Una nuova prospettiva

Come forse avrai intuito se hai seguito il mio webinar "Cibo&Sintomi", in realtà, dal punto di vista biologico, l'intolleranza come la intendiamo comunemente non esiste. Esiste piuttosto quello che chiamo un binario conflittuale (dopo uno shock biologico, nonché uno spiazzamento, dov'eravamo esposti a una sostanza, il suo contatto rievoca quell'antico spiazzamento, con le sue conseguenze di natura biologica).

Un esempio che fa riflettere: nei campi di concentramento, non si registravano casi di intolleranza alimentare. Perché? Semplice: le persone mangiavano per un bisogno primario, quello di nutrirsi per sopravvivere. Non c'era spazio per concentrarsi sui sintomi. Similmente, in molti paesi asiatici dove il riso è l'alimento base, se una persona manifesta un sintomo (come il gonfiore addominale, che risponde al sentito biologico "mamma non mi nutre abbastanza"), non corre subito a fare test per le intolleranze. Continua a mangiare quel cibo.

Questo comportamento può portare a un superamento del "binario". Immagina che ci sia uno "spiazzamento" emotivo, una traccia lasciata la prima volta che siamo stati esposti a una sostanza in un contesto difficile. Il successivo contatto con quella sostanza rievoca quell'antico spiazzamento. Tuttavia, continuando a mangiare quel cibo, l'organismo può "imparare". Se per 400 volte mangi curry e non ricevi più quella "sberla" emotiva che magari hai ricevuto da una figura genitoriale a 5 anni (e che ti aveva spiazzato), il corpo può bypassare le informazioni apprese in passato.

Perché la cosiddetta "intolleranza al lattosio" è così diffusa?

La questione del lattosio è interessante. È la più diffusa perché le prime grandi separazioni biologiche le viviamo proprio con la figura materna, fin dai tempi della gestazione (attraverso il cibo ingerito dalla mamma che passa all'embrione) e poi con l'allattamento. Con la mamma viviamo almeno due separazioni fondamentali: la nascita e lo svezzamento. Questi momenti possono lasciare tracce emotive profonde.

Non solo i "soliti noti": la varietà delle sensibilità

Negli anni, comunque, ho sentito davvero di tutto. Persone con "allergie/intolleranze" (cioè, dal mio punto di vista, binari conflittuali reali) a insalate, frutta, metalli, persino pietre! Ci sono poi i casi di persone con diagnosi di celiachia che manifestano sintomi quando mangiano frumento in vacanza, ma una volta tornate a casa, tutto scompare. Io stesso, per un periodo della mia vita, ho avuto sintomi riconducibili a un binario conflittuale con l'aceto di mele. Mia madre, invece, li aveva con le fragole, un problema che poi è andato via via scemando.

Mode, diagnosi e conflitti irrisolti

È innegabile che ci siano anche delle "mode" dettate dal mainstream. A volte si parla di "intolleranze" solo diagnosticate: la persona mangia il cibo "incriminato" senza manco saperlo e non succede assolutamente nulla. Poi ci sono i binari conflittuali veri e propri:

  • A volte, la persona mangia il cibo con cui c'è una memoria conflittuale che attiva una reazione, magari superata una volta, ma poi arriva una diagnosi che "fissa" il problema.
  • Altre volte, il binario conflittuale continua a replicare lo schema perché il tema emotivo sottostante non è stato ancora affrontato nel profondo. A questo proposito, è interessante notare come centinaia di persone mi abbiano scritto dopo quel famoso webinar, raccontando di aver risolto "per magia" i loro problemi dopo aver fatto la meditazione finale. Una magia che io chiamo "natura".

Uno sguardo alla celiachia: svezzamento e percezione individuale

Riguardo alla cosiddetta celiachia, è curioso osservare alcuni dati statistici (che qui usiamo solo per "gioco", ricordando che ogni persona è unica e ogni fenomeno va verificato e approfondito). Si nota una maggiore incidenza di celiachia nei paesi del nord Europa (Finlandia in testa, seguita da Svezia, Irlanda, Regno Unito), dove spesso lo svezzamento precoce avviene con cereali contenenti glutine. Anche l'Algeria presenta un alto livello statistico di celiaci. Al contrario, in Germania l'incidenza sembra essere molto bassa. Parlando con divulgatori delle 5 Leggi Biologiche in Germania e conoscendo famiglie tedesche, pare che sia popolarmente pratica comune uno svezzamento molto graduale, continuando l'allattamento al seno e introducendo i nuovi cibi un po' alla volta, facendo vivere al bambino entrambi gli elementi in parallelo. Alla fine, quello che conta davvero è sempre il percepito biologico di ciascun vivente.

Un intreccio di fattori dietro le "intolleranze"

Quindi, tornando alla domanda iniziale, perché alcuni cibi sembrano più problematici di altri? La risposta non è univoca, ma risiede in un complesso intreccio di fattori:

  • Fattore culturale: Le abitudini e le credenze alimentari di una società.
  • Fattore di svezzamento: Le modalità e i tempi con cui vengono introdotti nuovi alimenti.
  • Fattore statistico: Ogni ufficio nazionale riporta i dati che ha a disposizione, e le metodologie possono variare.
  • Fattore diagnostico: L'approccio alla diagnosi cambia da cultura a cultura. In Cina, ad esempio, per un disturbo intestinale dopo aver mangiato riso, molti si rivolgerebbero a un agopunturista per "rimettere a posto l'energia", piuttosto che andare al pronto soccorso per una diagnosi di intolleranza.
  • Fattore familiare: Le dinamiche e le storie emotive all'interno della famiglia.
  • Fattore folkloristico: Le tradizioni e le "saggezza popolare" legate al cibo.

Spero che questa prospettiva ti offra nuovi spunti di riflessione su un tema tanto discusso!

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