Sapevi che noi non siamo la nostra psiche né il nostro io?

Sapevi che noi non siamo la nostra psiche né il nostro io?

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Recentemente, ho ricevuto una bellissima email da Federica, che pone una domanda tanto affascinante quanto fondamentale: che cos'è l'Io (o ego, sono la stessa cosa), come possiamo interagire con esso e, soprattutto, qual è il suo scopo biologico? Federica mi ha sentito dire più volte che tendiamo a identificarci con il nostro Io e con l'organismo che ci ospita, e vorrebbe approfondire questo tema. Affrontiamolo insieme!

Noi non siamo (solo) il nostro organismo

Per prima cosa, dobbiamo partire da una consapevolezza che può sembrare strana: noi non siamo il nostro Io, né il nostro organismo. Non possiamo darlo per scontato.

Ma cos'è l'organismo? È l'insieme di tutte le nostre cellule, il loro comportamento e tutto ciò che queste cellule producono come attività psichica – la nostra psiche, appunto. Quindi, include il corpo e, naturalmente, il cervello.

Eppure, non siamo il nostro organismo. Pensate a un'amputazione: se tagliassimo un dito a una persona, quel dito rimarrebbe solo un dito. All'inizio, potremmo ancora dire "quello è il mio dito", ma quando inizia a deteriorarsi, smetteremmo di identificarci con esso. E se continuassimo con una mano, un braccio? Dove finisce l'identificazione con l'organismo e dove iniziamo "noi"?

Logicamente, credo possiamo essere tutti d'accordo che non siamo esclusivamente il nostro organismo, anche se spesso parliamo di esso in prima persona.

La difficoltà di accettarlo

Se dal punto di vista razionale è facile comprenderlo, interiorizzare questa verità è un'altra storia. Questo perché va contro il nostro lato animale, quello istintivo che mira all'autoconservazione. Per sopravvivere, abbiamo bisogno di identificarci con il nostro organismo; altrimenti, percepiremmo una forma di dualità che, se gestita male, potrebbe mandarci in tilt. Il nostro organismo, inclusa la psiche, non può permetterselo.

La psiche e l'influenza del comportamento

La nostra psiche, con gli impulsi del cervello, i suoi automatismi e i programmi biologici, determina gran parte del nostro comportamento. Anche il comportamento è una questione biologica; non a caso esiste l'etologia, la biologia del comportamento. Il modo in cui agiamo cambia a seconda dell'ambiente in cui ci troviamo, o persino se cambiano le persone presenti in quello stesso ambiente.

A volte questi cambiamenti sono minimi, quasi inconsapevoli. Altre volte sono così netti che tutti se ne accorgono. Ricordo un test che facemmo tempo fa: in una festa, c'era un uomo in un angolo, vestito come un becchino. Non diceva nulla, ma la sua sola presenza influenzava l'atmosfera. Quando sua moglie lo portò via, la festa cambiò completamente volto. Nessuno si sentiva consciamente limitato da lui, eppure il suo impatto era palpabile. Ogni essere vivente, infatti, influisce sull'ambiente circostante.

I programmi biologici e la costruzione dell'Io

La psiche può essere alterata in casi di allarme da quella che chiamiamo "fisiologia speciale". Esistono dei veri e propri programmi biologici comportamentali che adottiamo per la sopravvivenza, come le costellazioni psichiche. Pensiamo al programma biologico della mitomania, della megalomania, o ai programmi legati all'anoressia o all'aggressività. Questi programmi hanno un peso enorme sull'organismo, sulla qualità della vita della persona e anche su chi le sta intorno, creando un effetto domino.

E poi c'è l'Io, l'ego. È il fondamento su cui ci appoggiamo per identificarci ufficialmente con qualcosa. È un "Io animale" che, nell'essere umano, si struttura su:

  • Credenze
  • Superstizioni
  • Altre convinzioni varie

Su queste basi costruiamo la nostra personalità. Ma da cosa è formato questo Io?

  • Le persone con cui abbiamo parlato
  • I nostri genitori e docenti
  • Persino i personaggi dei cartoni animati o dei fumetti della nostra infanzia (e vedo adulti, anche vicini ai 50 anni, la cui personalità è ancora strutturata da questi personaggi di fantasia!)
  • I personaggi dei film e dello spettacolo
  • Le figure religiose e le loro catechesi
  • Il bisogno di non sentirsi isolati, che ci spinge ad adattarci a un gruppo anche se inizialmente non ci rispecchia.

Siamo animali da relazione, abbiamo bisogno di questa identificazione.

Il grande mosaico del nostro "essere"

Quindi, cosa siamo noi? Il nostro Io, la nostra psiche, sono come un gigantesco mosaico che siamo riusciti in qualche modo a costruire, dandogli una forma e un vago senso. Spesso ripetiamo a pappagallo cose dette dalle nostre madri, padri, nonne, persino bisnonne che non abbiamo conosciuto. Ripetiamo frasi sentite, che sono già repliche di chi non c'è più.

Anche la nostra percezione delle cose è calibrata su questo. Ciò che consideriamo positivo o negativo è fondamentalmente un fattore culturale. Pensate a un animale con un sintomo fisico, come un cavallo o un gatto (non medicalizzato dall'uomo): non si preoccupa del sintomo. Noi umani, invece, iniziamo subito a fare i conti, a preoccuparci, magari pensando a malattie familiari ("mia nonna è morta di tumore, quindi se ho un dolore qui..."). Siamo anche questa "roba".

Identificazione: la parola chiave

La parola chiave in tutto questo è identificazione. Ci identifichiamo con:

  • I nostri programmi biologici comportamentali, sentendo che non possiamo farci molto nell'immediato perché l'organismo ci spinge (ad esempio, un'ondata di aggressività o una fase depressiva).
  • Il "come mi sento", arrivando a dire: "Io sono così".
"Ci identifichiamo con i nostri comportamenti e programmi biologici, dicendo 'io sono così'."

Tutto questo è profondamente umano, è normale che ci sia. Significa essere umani. Milioni, miliardi di persone hanno vissuto e sono morte identificandosi completamente con questo.

Andare oltre: consapevolezza e libertà

Però, c'è anche la possibilità di scavare più a fondo, di svincolarsi da questi meccanismi, di plasmare meglio la nostra vita quando siamo più liberi e consapevoli. Si può diventare più liberi di plasmare il proprio destino, invece di essere semplicemente la manifestazione di una conseguenza la cui causa non conosciamo.

Questo richiede:

  • Un po' di intelligenza emotiva
  • Voglia di mettersi in gioco
  • Interesse verso la vita
  • Soprattutto, un desiderio di libertà e bellezza, sapendo che, in fondo, non c'è nulla da perdere.
"Quando si è più consapevoli, si può essere più liberi di plasmare il proprio destino."

Strumenti per evolvere

Come si può iniziare questo percorso? La meditazione è uno strumento potentissimo:

  1. Meditazioni molto intense: come quelle che abbiamo insegnato nel nostro ritiro intensivo sul successo.
  2. La meditazione dell'uovo: meno potente della precedente, ma comunque efficace.
  3. Meditazioni durante le giornate di costellazioni biosistemiche: anche queste molto valide.

La meditazione dell'uovo, ad esempio, velocizza la creazione di quella leggera separazione dai programmi biologici di cui parlavo, aiutandoci ad andare un po' oltre. Si possono anche alternare queste pratiche.

Per chi vuole accelerare ulteriormente, c'è la possibilità di dedicare una settimana all'anno (non di più, almeno all'inizio) a una pratica intensiva. Significa rinunciare per un po' ai social media, a quel continuo scorrere che ci ruba tempo e vita, per dedicarsi, ad esempio, alla meditazione dell'uovo, fare una pausa, mangiare (niente alcol!), e ricominciare. Con un esercizio costante e ragionevole, si inizia a sentire la differenza, dentro e fuori.

"La meditazione può aiutarci a creare una leggera separazione dai nostri programmi biologici e andare oltre."

Il giusto posto per l'Io

Attenzione, abbiamo sempre bisogno dell'Io, dell'ego. È importante che ci sia, ma è fondamentale dargli il giusto spazio. Non puoi pensare di essere solo quella roba lì, non puoi vivere in questa illusione.

È anche importante che il tuo organismo ti protegga con i suoi programmi biologici. Alla luce delle bioscienze sistemiche, sappiamo che questi sono spesso programmi familiari, che si replicano da generazioni perché convenienti per la sopravvivenza. A volte, alcuni sintomi non spariscono finché non si "guarda chi manca", perché chi manca vuole essere visto.

C'è ancora tanto mistero e lavoro da fare, ma l'approccio non deve essere clinico o ambulatoriale, bensì espansivo.

Ogni esperienza è una nuova nascita

Ogni introspezione, ogni esperienza che facciamo, diventa un momento di nascita, di meraviglia, di stupore, di gusto. Non è che devo bere un bicchiere di vino solo per celebrare una "rinascita". Posso berlo anche ogni giorno se mi va, perché mi piace assaporarlo. Allo stesso modo, queste esperienze interiori, pur potendo essere replicate, diventano uniche nella loro forma e diversità ogni volta, e si nota che qualcosa è già cambiato.

Questo è il motivo per cui facciamo le nostre esperienze così intense, profonde, belle e commoventi durante le nostre giornate di costellazioni biosistemiche.

"Ogni introspezione può diventare un momento di nascita, di meraviglia, di stupore, di gusto."

Spero che queste riflessioni vi siano state utili per iniziare a esplorare la natura del vostro Io e il rapporto che avete con esso.

Un abbraccio fortissimo, a presto!

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