Una relazione di coppia che non va mai in crisi… forse non è mai davvero iniziata.

Una relazione di coppia che non va mai in crisi… forse non è mai davvero iniziata.

La crisi di coppia è la fine? Forse è solo l'inizio di qualcosa di più autentico

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Ciao a tutti! Recentemente ho ricevuto un'email che mi ha toccato nel profondo, perché mette a nudo una verità con cui molti di noi si scontrano: siamo esseri incredibilmente sensibili e, quando questa sensibilità si scontra con quella della persona che amiamo, spesso andiamo in tilt, in crisi.

È l'email di Alessandra, 35 anni, che mi racconta di una relazione che ama profondamente ma che, da mesi, vive crisi cicliche. "Ci avviciniamo," scrive, "poi qualcosa salta, spesso litighiamo e ogni volta ci chiediamo se ha senso andare avanti. Non riusciamo nemmeno a lasciarci, c'è un legame forte, ma anche tanta, tanta fatica. Mi chiedo: quando una relazione va in crisi vuol dire che non funziona più? O c'è qualcosa che non vediamo?"

Bella domanda, Alessandra. Credo che colpisca un nervo scoperto per molti.

Il mito della stabilità a tutti i costi

Molti pensano che una relazione "funzioni" (qualunque cosa significhi!) solo se è stabile, lineare, senza scossoni. Ma siamo sicuri che sia davvero così? A volte, quella che chiamiamo stabilità può essere solo un "congelamento" emotivo. Le crisi, invece, possono essere il vero battito di una relazione viva. Perché? Perché significano che c'è un costante adattamento in corso. E a volte, questo adattamento richiede di mettere le carte in tavola, di esplicitare la propria posizione.

"La stabilità può essere anche solo un congelamento e le crisi sono il vero battito di una relazione viva."

Avete presente il famoso "sassolino nella scarpa"? Ecco, prima lo si tira fuori, meno fastidio darà nel lungo periodo. Essere diretti ed espliciti, pur tenendo conto della sensibilità dell'altro, è spesso la via migliore. Pensateci: quante volte le grandi litigate, quelle furiose, magari anche quelle "dove volano i piatti" (in senso figurato, spero!), finiscono per portare a una nuova intimità, a un nuovo livello di comprensione? Spesso, dopo una tempesta emotiva di questo tipo, si fa pace in modo appassionato, e la relazione fa un salto, va oltre.

Al contrario, una relazione che non sperimenta mai una crisi, forse, non è mai veramente iniziata.

Quando l'incontro diventa autentico (e scomodo)

Quando due persone si avvicinano realmente – non per gioco, non per paura della solitudine, ma perché ci tengono davvero a incontrarsi – entrano in contatto anche con tutte quelle parti di sé che non sono ancora, per così dire, "guarite". Quei punti fragili, quelle ferite del passato che non hanno ancora trovato una collocazione serena nel cuore e nell'anima. È proprio lì, in quei punti vulnerabili, che avviene l'incontro più autentico.

"La crisi è un portale ma non una rottura."

Naturalmente, ci sono situazioni estreme e ogni caso è unico. Ma in generale, la crisi non è una rottura definitiva, bensì un portale. È un invito a smettere di recitare vecchi copioni, a far cadere le maschere che non hanno più senso. È un momento in cui qualcosa dentro di noi urla: "Basta! Non vogliamo più sopravvivere, vogliamo vivere davvero insieme!" E per farlo, è necessario vedere l'altro – e se stessi – in tutti i propri aspetti.

Cosa crolla davvero durante una crisi?

In questi momenti turbolenti, può sembrare che tutto stia crollando, che sia la fine. Ma spesso non è l'amore a crollare. Sono piuttosto le nostre rigidità, quelle parti un po' infantili che si manifestano nelle ripicche, per esempio. A proposito, una piccola parentesi: le ripicche, a un certo livello, sono persino meglio del "perdono" tossico. Il perdono, inteso come un atto che pone uno dei due in una posizione di superiorità, può uccidere la coppia. Quello che crolla, e per fortuna, sono quelle forme automatiche con cui abbiamo imparato ad amare, che a un certo punto, finalmente, si sfaldano. E quello è il momento buono per costruire qualcosa di nuovo.

Le radici profonde delle crisi: uno sguardo sistemico

Da un punto di vista più ampio, sistemico, la crisi è spesso un segnale che l'equilibrio della coppia chiede di essere ristabilito. A volte, dietro ci sono eventi anche drammatici o dinamiche nascoste:

  • Lutti inconsapevoli: Molte coppie si "congelano" emotivamente, non litigano nemmeno più, ma vivono in una sorta di polo sud affettivo. Spesso, dietro c'è un lutto non elaborato, come la perdita di un figlio (anche un aborto spontaneo vissuto intimamente dalla donna, e di riflesso dall'uomo). L'informazione di questo dolore resta nel "campo biosistemico" della coppia.
  • Ruoli sbilanciati: Uno dei due partner potrebbe, senza saperlo, comportarsi come un genitore nei confronti dell'altro, giudicandolo come se fosse un figlio. Questo crea lo stesso dislivello del perdono tossico.
  • Il mito del sacrificio: Forse uno dei due ha imparato che l'amore si misura nel sacrificio. Dà, dà, dà, ma non riesce a ricevere con leggerezza. L'altro, di conseguenza, non riesce a dare in modo che il partner riceva, sentendosi sempre in debito. Questa dinamica, a lungo andare, fa scappare. Se ti ritrovi a dare tanto e prendere poco, stai involontariamente creando le premesse per una futura separazione.
  • Fedeltà familiari inconsce: A volte, entrambi i partner stanno rompendo una sorta di "fedeltà" a modelli familiari di sofferenza, distanza o silenzio. Il litigio, in questo caso, diventa un movimento spirituale dove due anime vogliono finalmente mostrarsi con il loro vero volto.

Restare nella crisi con consapevolezza può trasformarla in un momento solenne, sacro, quasi spirituale – un po' come può esserlo l'atto sessuale vissuto con intensità e presenza, che a sua volta crea un portale potentissimo.

Come reagiamo (e come potremmo reagire) alla crisi

La reazione più comune oggi, di fronte a una crisi, è scappare. Certo, se la relazione è palesemente tossica, la fuga è una strategia di sopravvivenza biologica valida. Ma spesso si scappa anche quando non sarebbe necessario. Ci si chiude, si va sulla difensiva, si inizia il gioco dell'apparire e scomparire.

Perché avviene questo? Perché la crisi ci chiede di smettere di controllare. E la verità è che non abbiamo mai avuto il controllo, ma quando tentiamo di esercitarlo, tutto diventa ancora più caotico. Vale la pena, invece, offrire una parte di sé che non si era mai voluta mostrare, o che si era mostrata in passato uscendone feriti (magari a 18 anni, ma ora ne abbiamo 40 e siamo rimasti ancorati a quell'esperienza). Bisogna crescere, diventare adulti.

"L'amore naturalmente non è un rifugio, è un campo aperto, a volte anche di battaglia."

Si può modellare una relazione a propria immagine e somiglianza, ma attenzione: intendo l'immagine e somiglianza della coppia, di tutti gli elementi che la compongono, non solo i propri. Altrimenti, non si incontreranno mai i bisogni e le necessità dell'altra persona per essere felice. L'amore non è un rifugio sicuro, è un campo aperto, a volte persino un campo di battaglia, in cui però si smette di proteggersi e si permette a qualcosa di nuovo e bello di emergere. Anche se può provocare un po' di dolore, alla fine, quel dolore cos'è? È vita. Siamo noi che prendiamo sul serio quello che sta succedendo e quello che percepiamo, identificandoci con le emozioni.

Il consiglio: non scappare, resta (con ciò che impari)

Se nella crisi, a un certo punto, senti più autenticità di quella che sentivi nei momenti "facili"; se ti accorgi che qualcosa dentro si muove, anche se fa male, il mio consiglio è: non scappare. Resta. Non con chi ti fa del male attivamente, sia chiaro, ma con quello che la crisi ti sta insegnando su di te.

"Una relazione profonda non è un luogo sicuro... ma è sicuramente un acceleratore dell'anima."

Una relazione profonda (e qui includo ogni forma di relazione che preveda coinvolgimento sessuale e forti emozioni, anche il poliamore) non è un luogo sicuro, sfatiamo questo mito. Ma è sicuramente un acceleratore dell'anima. Ti porta in alto e, sì, ti sbatte contro i tuoi limiti. Non deve essere considerata solo una "lezione di vita" continua, la vita non è una scuola perenne. Ma è senza dubbio un'occasione incredibilmente interessante per osservarsi, quasi come si osserva un animale affascinante e particolare in un giardino biologico.

Solo se resti dentro – non per obbligo, ma per curiosità, per il piacere di vedere cosa può darti questa esperienza – puoi scoprire quanto amore può nascere oltre il tuo vecchio modo di amare.

Un forte abbraccio a tutti, e alla prossima!

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